Gli Impressionisti hanno sovvertito le regole dell’arte figurativa inondando i quadri di luce e di macchie di colore. Il contrasto dei colori costruisce paesaggi immersi nella luce e gli oggetti subiscono un cambiamento al mutare della luce stessa.
Il tema dell’acqua è usato come il luogo dell’anima. Permette di riflettere i colori della natura ed avvicinarsi ai colori primari. Non c’è bisogno di disegni preparatori, la pennellata è rapida, i colori vanno direttamente sulla tela accostati tra loro mai mischiati o sovrapposti, usati in tubetto e colori puri. Gli impressionisti coltivano i fiori che dipingono e i loro giardini sono il loro studio all’aperto quindi ”en plain air”.
Non
si affronta in questa sede il valore culturale ed artistico dei
quadri e degli artisti che hanno bisogno di una trattazione specifica
e specialistica, ma si vuole parlare di una caratteristica ricorrente
in questi quadri: tutto sembra un po’ sfocato. Si può ipotizzare
la presenza di problemi di vista?
Il neurologo australiano Noel
Dan, sulle pagine del Journal
of Clinical Neuroscience,
ha espresso un’ipotesi interessante da un’attenta analisi delle
opere: Monet, Renoir, Degas e gli altri dipingevano così,
semplicemente, perché erano “miopi”.
Gli Impressionisti vogliono rappresentare la realtà così come viene percepita, cercando di cogliere “l’impressione” delle cose, ma se avessero portato gli occhiali, Monet e gli altri avrebbero dipinto in quel modo? Anche all’Università di Calgary un gruppo di ricercatori ha raccolto “prove” che sembrano testimoniare l’effettiva presenza di disturbi visivi in alcuni pittori impressionisti. Osservando i quadri i loro contorni sono imprecisi, i colori sfumano uno nell’altro, gli oggetti che diventano ombre. I quadri di Monet per esempio sono cambiati anche a seguito di un altro problema visivo che per certo colpì l’artista negli ultimi anni di vita, la cataratta. Le prime tele hanno il tratto tipico (da miope?) del pittore, i quadri dipinti intorno al 1920 sono tutt’altro: il ponte non si riconosce più, i colori sono diventati scuri, i rossi predominano.
Dan sottolinea che proprio il rosso è il colore percepito meglio dai miopi e la cataratta modifica la capacità di vedere i colori, oltre che i contorni delle cose. Così è assai verosimile che Monet abbia messo su tela la sua visione “alterata” del mondo. Del resto, nell’800 portare gli occhiali era considerata una menomazione fisica. Cezanne e Renoir non li vollero mai usare: Cezanne li riteneva irrimediabilmente volgari. Non è da escludere che l’aver affermato un nuovo metodo di pittura sia stata per molti impressionisti una specie di rivalsa sul proprio difetto visivo».
E’ soprattutto interessante sottolineare che il limite, in questo caso rappresentato dai difetti visivi, non sia stato un impedimento ma un amplificatore delle scelte artistiche e filosofiche nonché un’opportunità per le immense capacità pittoriche di artisti geniali.