La figura retorica dell'anadiplosi

Fregio-architrave con amorini dal Tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare. (foto Stefano Castellani)
La figura retorica della anadiplosi, anche iterazione, conduplicatio, deriva da ἀνα, che indica ripetizione e διπλόω, raddoppio, e consiste nella ripetizione di una parola o frase presente in precedenza, avente effetto rafforzativo con l'intento di amplificare o commiserare (vd. Rhetorica ad Herennium).

In ad Atticum II, 24, 2: Vettius ille, ille noster index, la ripetizione del pronome ille produce l'effetto rilevato sopra del rafforzamento. In questo caso l'anadiplosi si trasmette al nome.

Vettius ille, ille noster index, Caesar, ut perspicimus, pollicitus est sese curaturum ut in aliquam suspicionem facinoris Curio filius adduceretur.
Vettio, il nostro informatore, come capisco, aveva promesso a Cesare che avrebbe fatto in modo di addossare a Curione il sospetto di qualche azione delittuosa.

Cicerone comunica in questa epistola ad Attico (Scr. Romae fort. m. Sext. an. 59, scritta a Roma forse nell'agosto del 59 a.C.) le delazioni a lui fatte da Lucio Vettio, membro dell'ordine equestre, riguardo alle vicende della congiura di Catilina.
La circostanza si riferiva al 63 a.C., anno in cui Catilina per la terza a volta aveva proposto la sua candidatura per il consolato del 62 a.C., mentre nel contempo stava allestendo un esercito con l'intenzione di muovere su Roma per prenderne il potere con la forza.
In quel frangente Cesare aveva rischiato di essere coinvolto nell'impresa condotta da Catilina di sovvertire l'ordine repubblicano, la qual cosa aveva determinato l'incipit di Svetonio (in Cesare, 17):
Recidit rursus in discrimen aliud inter socios Catilinae nominatus … .
Ricadde di nuovo in pericolo quando fu fatto il suo nome tra i complici di Catilina...
Secondo quanto narrato da Svetonio tra i complici di Catilina era stato fatto il nome di Cesare sia innanzi al questore Novio Nigro dal delatore Lucio Vettio, sia in senato da Quinto Curio.
Cesare aveva “implorato” l'aiuto di Cicerone che aveva rivelato alcuni particolari favorevoli a Cesare stesso tendenti a scagionarlo dalle accuse di complotto in associazione a Catilina.