Un Inno Oracolare

Arles, Arena
A partire dal I° sec. ma soprattutto nel II° d.C. l'esperienza culturale della cosiddetta Seconda Sofistica si afferma grazie alla promozione e al riconoscimento di numerose figure di filosofi, eruditi ed intellettuali provenienti da ogni parte dell'Impero romano.
Inizialmente la provincia d'Asia e quindi Atene, Smirne, Efeso, l'Egitto, il Medio Oriente, l'Africa, ma anche l'Occidente e l'Italia generano figure di rilevante spicco nel panorama culturale dell'impero romano: Nicete di Smirne, Dione di Prusa, Favorino di Arles, Erode Attico, Elio Aristide, solo per citare alcuni nomi tra i più noti ed acclamati intellettuali, maestri dell'arte retorica.
Le comunità delle città delle province dell'impero finanziavano le scuole di retorica affollate di allievi desiderosi di imporsi socialmente e professionalmente e sostenevano le esibizioni degli oratori che incontravano il favore del pubblico in quanto gradito genere di intrattenimento.
Gli imperatori romani favorivano l'introduzione di questi professionisti della parola nelle loro corti o affidavano loro incarichi pubblici in un clima di pieno riconoscimento del loro valore culturale ed intellettuale.
Gli esponenti della neosofistica spaziavano in tutto l'Impero e nel Mediterraneo Occidentale e Orientale e quali cultori della parola annodavano, solo nominalmente, i fili della loro competenza alle origini greche del V° e IV° sec. a.C.. Quei secoli avevano visto il progressivo sviluppo di una filosofia che teorizzava intorno ai fenomeni. Nella Grecia classica e poi nel periodo ellenistico si sviluppa la retorica in rapporto e integrazione con la dialettica.
Il celebre dialogo platonico del Gorgia attraverso il metodo socratico del botta e risposta, presenta l'analisi della relazione tra Dialettica e Retorica, del conflitto/supremazia culturale e funzionale delle due scienze rispetto all'utile, bello e buono.
Una dichiarazione di intenti di Platone documentata attraverso una vera e propria gara dialettica tra Socrate e Gorgia, quest'ultimo celebre oratore dell'antichità, il quale si dichiarava pronto a svolgere in ogni circostanza un discorso retorico riguardasse qualsiasi argomento gli fosse stato sottoposto. 
Negli ultimi anni del V° sec. a.C. l'aristocrazia di Atene poteva subire il fascino di Socrate, il sofista probabilmente più in vista della città, senza dubbio il più eccentrico e richiesto, peraltro esercente la sua attività senza compensi.
Atene, Acropoli, Odeion di Erode Attico
Al momento della conquista romana della macedonia avvenuta nel 168 a.C., data della vittoria di Pidna, si verifica il lascito di quella cultura a favore di Roma.
In verità l'attrazione di Roma per quel mondo ci deve riportare addirittura al 450 a.C. e infatti vi erano stati già rilevanti precedenti.
Il mondo greco era stato teatro di ricognizioni giuridiche sin dai tempi delle XII tavole per la redazione delle quali era stata inviata ad Atene dalla Roma diventata repubblicana e post monarchica da oltre mezzo secolo, una delegazione che avrebbe dovuto attingere da quel patrimonio di conoscenze per la risoluzione di questioni di ordine sociale, di organizzazione delle istituzioni, di realizzazione di nuovi assetti politici. 
Roma conquistando quei territori viene conquistata dai modelli culturali con i quali si confronta; ma a sua volta rielaborandoli ne crea di nuovi in maniera originale.

(1 continua)