La figura logica della Reticenza

Offerte a Nettuno, Ludovico, Agostino e Annibale Carracci, Palazzo Fava, Bologna, 1595
La figura logica della Reticenza, chiamata anche Aposiopèsi, realizza l'interruzione improvvisa di un periodo, con lo scopo di impressionare il lettore o l'ascoltatore, al quale resta l'esito di arricchirne il senso.
Questo effetto viene raggiunto sia per ragioni di contenuto che per ragioni di scelta linguistica come si può ravvisare in Eneide, libro I, 154 – 156.

Sic cunctus pelagi cecidit fragor, aequora postquam
prospiciens genitor caeloque invectus aperto
flectit equos curruque volants dat lora secundo.
Così il fragore del mare cessò quando Nettuno,
volto lo sguardo alle acque, sotto il cielo sereno
volava sul rapido carro lanciando i cavalli sbrigliati.


In una alternanza di piani tra il divino e l'umano Virgilio pone sulla scena i temi del poema attraverso un linguaggio poetico concreto: il doloroso peregrinare della gente troiana; gli dei in opposizione tra loro e determinanti nei destini degli uomini; il riferimento da subito a Cartagine che rappresentava l'eco del duro ed antico conflitto punico.
Il ricordo della distruzione nella città fenicia del tempio di Giunone (la dea Tanith locale) deve essere stato più di un motivo del conflitto tra gli dei ma anche l'antecedente narrativo del Bellum Punicum di Nevio deve aver contato ai fini poetici dell'Eneide in una logica di continuità letteraria.
La tempesta e il naufragio sulle coste di Cartagine del popolo troiano diretto verso le coste del Lazio, la terra del destino, darà luogo al racconto del celebre amore tra Didone ed Enea dei libri successivi.               

I versi citati interrompono bruscamente la descrizione della tempesta provocata dai venti.
E' Nettuno dio delle acque che prendendo le difese di Enea, irrompe contro la violenza dei venti spinti da Eolo dio dei venti, il cui intervento era stato evocato da Giunone che voleva  ostacolare la navigazione dell'eroe troiano.