Il bacio della pantera


La creatività e la sperimentazione a servizio del mistero.

Il film diretto dal regista francese Jacques Tourneur rappresenta uno degli archetipi del cinema di genere firmato RKO.
La storia è molto nota ai cinefili più accorti ed appassionati, ma vale la pena di ricordarla come una vicenda dove la creatività, la sperimentazione e la scommessa hanno prodotto risultati al di sopra delle aspettative.
Quando Jacques Tourneur e Val Lewton, rispettivamente il regista e il produttore del film, ricevettero l'offerta di realizzarlo, la casa di produzione RKO era sull'orlo del fallimento a causa di enormi budget dati a Orson Welles per dirigere i suoi due film “Quarto potere” e “L’orgoglio degli Amberson”. Questi due films non riscossero il successo del pubblico e provocarono il collasso economico della casa di produzione.
Il bacio della pantera avrebbe dovuto salvare i destini della RKO, la quale affidò la lavorazione del film a Lewton e Tourner.
Il costo fu di $134.000 e fu girato dal 28 luglio al 21 agosto 1942 negli studios della RKO a Hollywood utilizzando i set di precedenti produzioni della RKO realizzati con budget superiori.
Il basso costo del film ha giocato un ruolo fondamentale in termini di libertà di espressione e quindi più aperto alla sperimentazione e alla innovazione.
Il risultato fu che il film ancora oggi rappresenta l'archetipo dei film di genere horror o thrillerpsicologico (viene anche definito metafisico) al quale ancora si ispirano ed anche per il futuro si ispirerà chiunque scriva o diriga lavori di questo genere, nonostante siano passati diversi decenni.
Questo stile cinematografico (perchè è di stile che dobbiamo parlare) prendeva le distanze dal genere affine trattato all'epoca dai film dell'altra casa di produzione cinematografica Universal, che mirava invece a mostrare allo spettatore direttamente la visione dell'orrore, senza mediazioni visive o sonore.
Vale la critica di Martin Scorsese riguardo al film di cui stiamo parlando del “meno vedi e più ci credi”, “cercando di insinuare a poco a poco nello spettatore”, suggerendo infine che non “bisogna mai imporre le proprie idee allo spettatore”.
Il bacio della pantera si basa dunque sulla suggestione creata dalle immagini e dai suoni suscitando nello spettatore le reazioni tipiche che saranno poi del genere più consolidato negli anni '50 e '60 definito comer noir.
Inoltre l'idea che gli individui sono mossi da forze che neanche loro conoscono o se hanno il controllo di se stessi, sono le strategie thriller del film.
Con il titolo originale americano “Cat People”, fa da sfondo al film una storia d'amore contrastata dalla ritenuta appartenenza ad antiche e malvagie popolazioni serbe della protagonista femminile Irena (Simone Simon) che ha paura di trasformarsi in una pantera, se travolta dalla passione, dalla rabbia o dalla gelosia.
Queste sensazioni vengono poi caricate sullo spettatore in diverse occasioni. Una di queste è la celebre scena in cui mentre sta nuotando in piscina, Alice (Jane Randolph), si sente minacciata da ignoti attraverso l'evocazione del ruggito di una pantera in uno stato di luci ed ombre. Segue, una volta ristabilitasi l'illuminazione nella piscina, la scena dell'incontro tra Alice e Irena, e successivamente la situazione si conclude con il misterioso strappo sull'accappatoio di Alice.
L'altro celebre effetto chiamato “autobus” (da allora in poi) si verifica nella scena in cui Irena insegue Alice e nel momento culminante in cui la tensione sale e viene inquadrata Alice, lo spettatore si aspetta che l'inseguitrice si trasformi in pantera: in quell'istante si apre la porta dell'autobus davanti ad Alice.
La tensione sale e muore, senza un nulla di fatto.


L'effetto anche in questo caso viene ottenuto mediante la suggestione.
Il binomio Lewton Tourner produrrà altri due film entrambi del 1943, ancora film a basso costo e dello stesso calibro suggestivo: Ho camminato con uno zombie (I walked with a zombie) e L'uomo leopardo (Leopard Man), dove il regista tende ad umanizzare il soprannaturale conferendo un tocco di mistero alle vicende.
La fotografia di Nicolas Musuraca contribuisce al successo di questi film in maniera esemplare e decisiva, attraverso un uso della luce per sottrazione, un uso minimale della luminosità, con un gioco di ombre che saranno in molti casi il marchio di fabbrica di tutta un'epoca, grazie e soprattutto alla collaborazione con molti registi (B. Ingster, M. Robson, R. Siodmak).