Abbigliamento usato: riuso e riciclo


Odoardo Borrani, Cucitrici di camicie rosse, 1863
 La creazione di nuove strutture lavorative
Gli italiani sono stati sempre attenti all'eleganza, alla varietà, alla forma e ai colori del loro abbigliamento. Nonostante la crisi economica e il crollo delle spese delle famiglie, essi sono ancora in testa alle classifiche per il consumo dei capi di vestiario e degli  accessori.
Nel frattempo si è sviluppato un fenomeno interessante: molte persone si disfano degli abiti, degli accessori usati, in grande quantità. Questo comportamento  ha permesso la diffusione di negozi di acquisto e rivendita dell’usato e si sono moltiplicati negozi di sartoria per riparare e aggiornare i capi fuori moda.
Quando arriva però il momento di disfarsi dei vestiti vecchi, appare, in tutta la sua entità ed importanza, il mondo dello smistamento degli abiti, raccolti nei contenitori gialli o, donati da privati o, lasciati nei negozi che incoraggiano i loro clienti a donare i vecchi capi.

Gli abiti vengono selezionati e suddivisi per categorie. Ad esempio Humana Italia.org (organizzazione umanitaria indipendente e laica) in Italia è il primo operatore del settore, presente in 850 comuni. Circa il 70% viene riutilizzato per essere indossato nuovamente, mentre gli indumenti leggeri, in buono stato, vengono inviati nei paesi africani e venduti a prezzi bassi da associazioni simili, previo accordo con i governi locali. I capi pesanti ed invernali, invece, vengono venduti all’interno dell’Unione Europea. L’utile di tutte le vendite permette di realizzare pozzi, scuole, programmi di sicurezza ambientale e di prevenzione sanitaria nei paesi sopracitati. 
Il settore degli abiti e degli accessori usati mostra una rilevanza sociale ed ambientale e, perché ha  una funzione di collocamento di manodopera di persone con problemi fisici e/o giuridici in particolare e, perchè svolge un'attività di recupero dell'usato.
Il settore, gestito in modo autonomo dalle singole aziende interessate, ora comincia ad essere gestito  anche da imprenditori che hanno capito la necessità di promuoversi in modo ordinato in questo settore. Ad esempio il consorzio CONAU, dal 2008, associa operatori che appartengono al campo della raccolta di abiti e accessori usati. Si tratta di enti/imprese attivi nel recupero, nello smistamento, nel riciclo e nella commercializzazione di abiti e di accessori usati. 
Attraverso il riutilizzo dei capi dismessi si è quindi dato luogo a nuove iniziative di lavoro a livello nazionale ed internazionale perché incredibilmente in questo campo non si butta niente definitivamente.
(1- continua)