Waldmüller Ferdinand Georg, Mutter mit Kindern, 1863 |
A proposito delle possibilità di lavoro che il riutilizzo dei capi di abbigliamento produce va osservato un altro fenomeno.
Si sta diffondendo infatti nelle Carceri Italiane, il lavoro con materiali di recupero realizzato dalle detenute. Nelle carceri di Bologna, Forlì e Ferrara presso laboratori, interni ed esterni all'istituto, gestiti da cooperative, i detenuti hanno trattato un quinto di tutto il materiale raccolto dai consorzi.
Si sta diffondendo infatti nelle Carceri Italiane, il lavoro con materiali di recupero realizzato dalle detenute. Nelle carceri di Bologna, Forlì e Ferrara presso laboratori, interni ed esterni all'istituto, gestiti da cooperative, i detenuti hanno trattato un quinto di tutto il materiale raccolto dai consorzi.
A Milano, le carcerate di San Vittore riutilizzano tessuti di pvc o iuta. A Roma, la cooperativa sociale “Ora d'aria” nel carcere di Rebibbia dà lavoro a cinque detenute che riutilizzano il pvc degli striscioni pubblicitari, stoffe e anche bottoni. Alla Casa circondariale di Torino la cooperativa "Uno di due” occupa a tempo determinato tre detenute. I materiali per borse, shopper, pochette, contenitori, cestini e gadget provengono da pezze di industrie tessili, da campionari o da striscioni in pvc di grandi eventi. In Puglia, nel laboratorio della Casa circondariale Borgo San Nicola di Lecce e a Trani, per la cooperativa “Officina” venti donne e quindici uomini realizzano borsette, borse per convegni, shopper, porta-Ipad, porta-chiavi, braccialetti, sciarpe e gadget etici personalizzati. Il marchio è presente anche all'estero tramite la catena di Eataly e, in punti vendita a Parigi e a Toronto e presto a Barcellona. Nella Casa circondariale di Como tredici detenuti in due distinti laboratori per “Impronte di libertà” realizzano borse e portafogli in pelle di recupero e una linea di abbigliamento per bambini in tessuto di scarto proveniente da seterie locali. Inoltre alcune imprese internazionali come ad esempio “I:Collect”, con l'intento di creare una rete di recupero di abbigliamento, colloca raccoglitori nei punti di vendita e incentiva i clienti con un buono sconto.
Il mercato dell'usato si diffonde anche online: sono nati siti per il baratto, l'antica arte dello scambio di ogni genere di oggetti inclusi i capi di abbigliamento. Allo stesso tempo il fenomeno del fai da te e del riciclo creativo è presente sui siti internet, sui programmi televisivi dove si insegna a trasformare materiali usati in qualcosa di nuovo.
Il mercato dell'usato si diffonde anche online: sono nati siti per il baratto, l'antica arte dello scambio di ogni genere di oggetti inclusi i capi di abbigliamento. Allo stesso tempo il fenomeno del fai da te e del riciclo creativo è presente sui siti internet, sui programmi televisivi dove si insegna a trasformare materiali usati in qualcosa di nuovo.
Va da ultimo detto che il recupero degli abiti proprio, per la quantità e per il vantaggio economico che ne deriva, può diventare l'attività di operatori commerciali che raccolgono gli indumenti esclusivamente per la vendita sulle bancarelle dei mercati o fanno la raccolta semplicemente per portarla alle discariche per conto delle amministrazioni locali.
(2 - continua)