Religione romana

Primavera di Stabia
Nel mondo romano la divinità veniva riconosciuta nella rivelazione concreta, cogliendone e intuendone la manifestazione sia nelle occasioni che nelle ragioni.
La presenza della volontà divina accompagnava la vita della comunità intera.
Il soprannaturale, numen da nuere manifestare un segno con il capo, rappresentava l'espressione di una volontà e di un comando.
Segni rivelatori e tangibili di tutto ciò potevano manifestarsi secondo modalità diverse.
Una statua divina che stilla sangue, un gruppo di corvi che si accostano ad una immagine di un dio per beccare parti di essa, potevano rappresentare un segno nefasto.
A questo proposito è da ritenere di un certo interesse la lettura di Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, II 55, 142 dalla quale possiamo rilevare le peculiari credenze dei romani circa il divino e i segni rivelatori di quel mondo, riguardo al quale gli Etruschi e la loro sapienza ebbero un ascendente decisivo.
Così la comparsa improvvisa di un astro dalla sinistra del cielo si considerava un segno divino favorevole come in Virgilio, Eneide, libro II° v. 692 ss..
Vix ea fatus erat senior, subitoque fragore 
intonuit laevum, et de caelo lapsa per umbras 
stella facem ducens multa cum luce cucurrit.
Aveva appena parlato che subito da sinistra
rullò il tuono e una stella caduta dal firmamento
corse attraverso la notte tracciando una scia luminosa.
Strumento etrusco in bronzo per la divinazione, "fegato di Piacenza"
Il mondo dell'agricoltura era popolato di divinità per ciascuna attività dei campi.
Dal solco il dio Imporcitor da imporcare, all'aratura Vervactor da vervagere, alla semina Sator da serere, alle messi Segetia da segetes, ai germogli Promittor da promitto ossia crescere, alla concimazione Sterculinius da stercoratio, e così via.
L'attività dei campi implicava un collegamento religioso e in tal modo si dava senso al proprio operare.
Analogamente avveniva per la vita dell'uomo accompagnato al momento della nascita dal dio Vitumnus, per il suo nutrimento da Alemona da alere o nutrire, per il momento del parto da Egeria da egere o portare fuori, ai primi vagiti da Vagitanus, e così via.
Le divinità servivano a scandire la varietà del vissuto immediato, hic et nunc.

(1 - continua)