Le migrazioni dell'estremo occidente mediterraneo

Nel Bellum Iugurthinum (B.J. XVII, e ss.) per situare il teatro dei fatti narrati, lo storico romano Gaio Sallustio Crispo fa un'esposizione della geografia dell'Africa e un cenno ai popoli di quei territori; egli era stato governatore della Numidia divenuta provincia romana dopo la battaglia di Tapso vinta da Cesare nel 46 a.C., quindi possedeva informazioni e notizie riguardanti quelle zone in ragione del suo ufficio.
Lo storico romano introduce l'argomento affermando che allora i più ritenevano la terra essere divisa in tre parti di cui l'Africa era la terza parte; una minoranza invece divideva le terre conosciute in Asia ed Europa e “l'Africa era una parte della seconda”; confinante ad est con lo stretto “che unisce il Mediterraneo all'Oceano” e ad ovest con una vasta distesa degradante, letteralmente Catabathmos. che introduceva all'Egitto con il quale in tempi antichi convenzionalmente iniziava l'Asia. I Getuli e i Libici furono gli abitanti originari, mentre i Medi, i Persiani e gli Armeni, i popoli  migranti, i quali “proxumos nostro mari loco occupavere” si stanziarono nelle zone più vicine al nostro mare, oggi diremmo costieri. Con modalità e ragioni diverse nel tempo si verificano commistioni e relazioni tra i nativi e gli immigrati o per interessi commerciali o per il fenomeno della sovrappopolazione o per il prevalere nei conflitti armati. Questa varietà di fenomeni origina l'elemento egemone riassunto sotto il dominio del popolo denominato Numida. I Fenici e i Greci in seguito potenziarono questi fenomeni migratori e contribuirono fortemente alla nascita di numerose e fiorenti colonie in territorio africano con la creazione di Leptis, Adrumeto, Ippona ed altre città per i primi, Cirene, Platea, Aziri ed altre ancora  per i secondi. 
Le modalità di fondazione delle colonie avevano sistemi, cause ed esiti probabilmente molto simili.
Sono giunti a noi racconti spesso frammentari di vicende coloniarie; ma mai così completi quanto quelli che hanno portato alla fondazione di Cirene, in Libia, avvenuta nel 630 a.C., fatti che ci vengono narrati dallo storico greco Erodoto attraverso una doppia testimonianza: una della matrepatria, l'isola cicladica di Thera, l'odierna Santorini, e l'altra della stessa colonia Cirene.  Abbiamo una ulteriore e preziosa testimonianza di queste vicende in una iscrizione denominata “stele dei patti” rinvenuta a Cirene, contenente i patti intervenuti tra la madrepatria e coloro che migrarono verso la nuova terra: un vero e proprio giuramento.
Questo il racconto. Da Thera viene inviata una rappresentanza per la consultazione dell'oracolo di Delfi al fine di ottenere un parere e conoscere le modalità circa l'intenzione di fondare una colonia.
Vi erano motivi di ordine sociale ed esigenze della comunità di origine, a rendere necessario il distacco dal gruppo di appartenenza di un numero più o meno consistente di soggetti.
Avendo l'oracolo stabilito il territorio di destinazione nella Libia, deve essere stabilito il luogo esatto nel quale dovranno stabilirsi i migranti, che vengono scelti a Thera attraverso un sorteggio sia nei diversi distretti territoriali e che da tutte le classi sociali.
Viene concluso il patto che nei cinque anni dalla partenza, da una parte i coloni in nessun caso avrebbero potuto né dovuto fare ritorno in patria e dall'altra gli abitanti della madrepatria Thera, inclusi gli stessi parenti dei migranti, avrebbero dovuto respingerli, pena la morte e la confisca dei beni.
Il primo tentativo fallisce a causa del luogo di approdo non favorevole: il gruppo si disperse non essendo potuto ritornare in madrepatria. Nel secondo tentativo durato sei anni, un nuovo gruppo si stabilisce sull'isola di Platea. In un terzo tentativo, il medesimo gruppo localizza a poca distanza dall'isola il luogo della futura Cirene, segnalato come favorevole dalle popolazioni locali.
Cirene diverrà il polo di fondazione di altri centri territoriali sia nella cirenaica sia nei tratti costieri attigui. Analogamente Marsiglia, colonia greca focese della Gallia meridionale che fonderà a sua volta alcuni centri in quella regione nel nord del Mediterraneo. 
I migranti si faranno portatori dei valori e dei costumi della loro terra di origine, il che produrrà una vera e propria ellenizzazione delle regioni di approdo.
Nel commentario del De Bello Civili, Giulio Cesare, nella marcia verso Farsalo, dovendo fronteggiare Pompeo a Marsiglia, uno tra i più aspri fra i suoi teatri di battaglia, definisce gli abitanti di quella città, gente colta “ab hominibus doctis magna”. Giulio Cesare senza dubbio riferiva notizie note ed inoltre da uomo di raffinata e notevole oratoria sapeva riconoscere lo spessore culturale di cui erano detentori quei popoli.
I marsigliesi erano conosciuti per essere persone di cultura e abili oratori: evidente retaggio culturale della loro patria di origine.

Dall'alto in basso: Cirene, Tempio di Zeus; Leptis Magna, Teatro; Cirene, Opus sectile in pavimentazione di insula.